"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"

venerdì 15 settembre 2017

taglia extralarge cercasi

Francamente fatico, non poco, a capire. La nazionale esce ai quarti, tutti immediatamente a stracciarsi le vesti e trovare il colpevole nel movimento che non crea più giocatori. Mi viene da pensare che se avessimo vinto con la Serbia ( quasi impossibile ) e fossimo entrati in zona medaglia, avremmo inneggiato al grande valore della scuola cestistica italiana nascondendo per l'ennesima volta la polvere sotto i tappeti, dispensando sorrisi di facciata in lungo e in largo, concedendosi meriti inesistenti. In verità, la pallacanestro sta male da tempo e non è certo una onorevole eliminazione ad aggravare il quadro clinico. Non è sbagliato dire che esistono in circolazione nel campionato italiano troppi stranieri ( e nemmeno così bravi, anche se poi puntualmente ci fanno il mazzo quando indossano i colori del paese di provenienza  ). Come è vero che c'è stato negli ultimi anni uno scadimento notevole del valore complessivo delle squadre, con conseguente allontanamento dagli scenari internazionali e l’inevitabile riflesso negativo sui giocatori in pieno sviluppo: non va dimenticato che i vari Da Tome, Melli e Hackett hanno dovuto emigrare per completare il percorso di crescita che oggi li vede protagonisti con la maglia azzurra. In pratica, una volta la nazionale era il punto di arrivo: oggi, se va bene, è il punto di partenza per molti ragazzi che sono privi di dimensione europea. Nella follia delle nuove finestre invernali per le nazionali, c'è comunque una buona notizia: ci saranno dodici giocatori nuovi, o quasi, a parteciparvi e chissà che qualcuno possa trarne vantaggio per consolidarsi ad alti livelli. Tutti alibi, comunque, di facciata. Il virus è molto più potente e viaggia in profondità. Se l’Italia si trova continuamente sotto misura con le altre nazioni significa che esiste una programmazione sbagliata, fin dal reclutamento dei giocatori. Si è pensato per anni che il minibasket fosse la scuola di avviamento per i futuri giocatori: niente di più sbagliato, il minibasket è un gioco che ha un valore in se. Nessuno fa più reclutamento nelle scuole, zero coinvolgimento degli insegnanti nella ricerca di ragazzi che, al termine del processo di crescita puberale, possano fare al caso. Si conservano gruppi chiusi e definiti dimenticandosi che molti giocatori soprattutto alti attualmente nell’elite della pallacanestro mondiale hanno mosso i primi passi in fase adolescenziale: il basket non è la ritmica o il nuoto, chi ha detto che non si possa cominciare anche tardi? Forse nella nostra programmazione tecnica non c’è né spazio né tempo per aspettare chi si trova indietro ma che, al termine del percorso, risulterebbe indispensabile per misurarsi con i migliori. La cultura della fretta e della vittoria ad ogni costo ci ha allontanato dal vero obiettivo: se vogliamo continuare a crogiolarci per aver battuto i rivali nella stracittadina di turno, accomodiamoci. Poi, però, dobbiamo essere onesti, quando le cose non funzionano, nel non cercare colpe altrove. Una fetta, seppur minima, di responsabilità, ce l’abbiamo tutti.