Sotto l'albero, stavolta, carbone. Carbone vero, non dolce. Come i bambini cattivi, che disubbidiscono ai genitori e ne combinano di tutti i colori. Soffro, come un leone in gabbia. Come uno scrittore senza penna o un musicista senza strumento. Mi muovo a tentoni e continuo a sbattere. Cerco di alzare la testa ma vedo solo nero. Ora capisco la fuga, il freddo, la grotta, il buio. Oltre la poesia, la lotta per la sopravvivenza. Siamo abituati ad un Natale sdolcinato e con il cielo pieno di stelle. Vero, é pur sempre un bambino che nasce. Ma c'è dell'altro: isolamento, paura, scoramento, resistenza. Non sempre le cose vanno come dovrebbero: non per questo ci spetta il fallimento. Nulla accade per caso, nemmeno la prova più dura e difficile. Non abbiamo occhi e saggezza per guardare oltre il nostro naso: un giorno, ciò che oggi vediamo in modo confuso, ci apparirà nitido. Non dico sia giusto soffrire. È giusto accettare la sfida. Non siamo diventati migliori quando tutto funzionava alla perfezione. Siamo diventati migliori quando siamo andati alle corde e abbiamo reagito. Come in un finale punto a punto: chi vince, si prende la partita; chi perde, se fa tesoro, si prende la prossima. Natale non è la festa della bontà: é il trionfo del debole contro ogni pronostico.
Auguri sinceri a tutti voi!