"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"

martedì 25 settembre 2012

capitani coraggiosi

Premessa: nulla di personale con Gianni Petrucci. Mi chiedo: è più giusto affidarsi ad un uomo di grande esperienza o tentare la carta della novità, della netta separazione con il passato? Le minestre riscaldate e i grandi ritorni non hanno mai avuto successo. Shevchenko ad esempio. C'è un altro aspetto che non mi convince: la politica sportiva, per quanto inevitabilmente politica, dovrebbe seguire canoni e logiche diverse da quella tradizionale. Se al Parlamento festeggiano gli anni di permanenza, nello sport dovremmo preoccuparci. Le discipline e gli atleti sono in continua evoluzione, perchè non dovrebbe esserlo anche il governo? Vero che l'uomo del cosiddetto cambiamento, Dino Meneghin, alla fine ha prodotto meno di quanto ci si aspettasse. Vero, oltretutto, che non esistono grandi margini per una rivoluzione all'interno dei labirinti federali. I problemi sono sempre gli stessi: reperimento di risorse, capricci dei club, movimento giovanile che annaspa, nazionali che fremono ma con poco spazio, società minori che faticano a sopravvivere per costi assurdi, premi di incentivazione da rivedere. Presentata la serie A: gli atleti stranieri saranno più numerosi di quelli italiani. No al razzismo e alla conservazione forzata della specie, però è un dato che fa riflettere. Ci vuole più coraggio. Da parte della federazione nel premiare chi davvero aiuta a crescere la pallacanestro. Da parte delle società, nello scommettere sui giovani. Da parte degli allenatori, nel metterli in campo. Da parte dei giocatori, nell'accettare ingaggi più adeguati alle circostanze. E' il tempo dei fatti, non dei proclami. Chiunque sarà alla guida, dovrà dare segnali precisi di svolta. Dare risposte convincenti non solo a chi vive nei piani alti, ma a chi frequenta i sotterranei dove si fabbrica la materia prima. Pochi soldi? Bene, è giunto il momento di non sprecarli.

venerdì 21 settembre 2012

ovunque e sempre

Ho avuto la fortuna di ascoltare Deborah Compagnoni grazie a pordenonelegge. Campionessa prima ed ora. Come già detto da altri, in una parola, disarmante. Nessun accento, nessuna boria, nessuna traccia di nostalgia. Ha vinto tutto quello che c'era da vincere, eppure quei trionfi sembrano una parentesi nella vita di una donna che ha scelto la normalità come compagna di viaggio. Erano i tempi di Alberto Tomba e del boom dello sci azzurro: non perdavamo una manche, incollati al video, sperando nell'accoppiata dei due eroi sportivi. Così invincibili, così diversi. Istrione e televisivo lui, schiva e anti-diva lei. Tempestata da mille infortuni, si è rialzata ogni volta tornando più forte di prima. Una fenice di montagna. Fantastica nel disincanto quando ammette che non avrebbe voluto partecipare alle prime olimpiadi - poi vinte nettamente - per l'eccessivo tasso di pressione addosso. La nonna la proteggeva dai giornalisti mentre lei si nascondeva in camera. I successi si costruiscono soprattutto con le piccole cose, quelle che si vengono a conoscere in un secondo tempo. Poi affonda il coltello, sempre con il sorriso sulle labbra, e riconosci la donna grintosa, quella che non si è mai arresa e che lottava per vincere: un campione, dice, prima di tutto è una persona, non un personaggio. Messaggio alle contemporanee: ok gli sponsor - male inevitabile - ma occorre imparare a difendersi. La competizione non ammette distrazioni. Parola di chi, quando ha spento la luce, non l'ha più riaccesa: si è campioni ovunque e sempre, anche nell'intimità della casa, fra pianti e piatti.

venerdì 14 settembre 2012

sani e ignoranti

L'ultima invenzione della scuola italiana: voto orale in educazione fisica. Cerco di immaginare la scena: un gruppo ristretto di colleghi cravattati e distaccati al ministero che crede davvero di aver scoperto l'america. Sul tavolo qualche bottiglia vuota: non si possono partorire certe idee se non sotto l'effetto dell'alcol. Grandi festeggiamenti ed abbracci: la materia è salva, finalmente ha la sua dignità! L'insegnante non distaccato - colui che lavora in trincea e che indossa l'elmetto - ha invece poco da ridere. Chi sta peggio sono gli alunni: le due ore settimanali - di per sè già ridicole al cospetto di altre nazioni - dovranno fare spazio a spiegazioni, interrogazioni, compiti. Coloro che pensano che l' educazione fisica - oggi scienze motorie! - possa acquistare maggior peso da una colonna in più nella pagella, vivono decisamente fuori dal mondo. Chi ha confidenza con le palestre sa perfettamente che i ragazzi di oggi hanno bisogno di qualsiasi cosa fuorchè di teoria. Non hanno bisogno di sapere cos'è la respirazione: hanno bisogno di imparare a respirare bene. Non hanno bisogno di conoscere il rugby. Devono praticarlo. Alle scuole superiori la mortalità sportiva è impressionante: quasi il settanta per cento degli alunni non pratica nessuna attività motoria durante la settimana. Noi cosa facciamo? Riduciamo le ore pratiche per riempire la testa di nozioni inutili. I nostri successori saranno condannati ad avere crani enormi ed arti ridotti ai minimi termini. Nell'era digitale, dove l'unica esperienza motoria si traduce spesso nel movimento rapido e isterico delle falangi, tagliamo ulteriore tempo prezioso alla costruzione dell'io corporeo per regalare informazioni che nella maggioranza dei casi non verranno utilizzate. Diverso discorso se avessero aumentato le ore di insegnamento, ma, è risaputo, per la scuola non ci sono soldi: immaginarsi per gli insegnanti di ginnastica! Ciò che rimane - pur non essendone pienamente sicuro - è la libertà di coscienza. Non starò al gioco al massacro: ai miei alunni ho già detto che li interrogherò durante le esercitazioni. Non c'è tempo da perdere: non ho intenzione di pagare maggiori costi sociali per lo stato di salute della nostra gioventù. Più ignoranti, forse, ma certamente più sani. Non ho dubbi su cosa sia, in questo momento, più importante.

venerdì 7 settembre 2012

entra ed esci

Dico sempre a me stesso che questo è l'ultimo giro. Prendo armi e bagagli e mi metto dall'altra parte della barricata, dove si guarda e si parla - sparla? -. Poi sento l'odore - profumo? - inconfondibile della sfera e il rumore - suono? - di quando picchia sul ferro. Questa è la fregatura: sono le cose apparentemente inutili e insensate che ci tengono appesi al chiodo. La parte sana vorrebbe serate libere da impegni, da dedicare a concerti, teatro, e, perchè no?, qualche bella conferenza. La parte malata vuole un animale intento a sbraitare e lottare perchè ogni goccia di sudore vada a buon fine. Chi fa questo mestiere, per professione o per passione, sa che non deve aspettarsi due ore, nemmeno centoventi minuti, semmai settemiladuecento secondi. Da pivello guardavo i movimenti, la pulizia gestuale: ora mi concentro sull'espressione del viso. La faccia giusta: non c'è requisito migliore. Dodici facce giuste valgono più di mille talenti. L'Italbasket di questi giorni sta a dimostrarlo. Non c'è salvezza, non c'è riparo, non c'è mezza via. O ti butti o non ti butti. O fai o non fai. Sapendo dal primo istante che verranno commessi un sacco di errori e che non saranno perdonati. Ci vuole autolesionismo per entrare in palestra. E' quando esci che trovi la spiegazione.

giovedì 6 settembre 2012

pillole antidepressive

" Quando arrivi ad una certa età e hai vissuto tante esperienze, nell'anima hai una specie di limitatore di felicità. 
 Ecco, forse oggi l'ho sfondato, la lancetta è andata oltre ".
Alex Zanardi - ex pilota - campione paraolimpico handbike

" L'atletica mi ha dato un concetto diverso della vita. 
Ora ho capito meglio quanto sia bello vivere ".
Annalisa Minetti - ex Miss Italia - cantante - medaglia di bronzo paraolimpica 1500 metri

" In pedana ho provato sensazioni bellissime. 
Mi è sembrato di tornare a vedere, di vivere quell' attimo, nella prima carriera, in cui chiudevo gli occhi nel massimo sforzo.
 Ma adesso é tutta un'altra cosa, sono una ragazzina all'esordio, l'Assunta di prima non c'è più ".
Assunta Legnante - già atleta normodotata - campionessa paraolimpica getto del peso non vedenti

martedì 4 settembre 2012

abili dentro

Ha detto quello che in molti pensano. In questo è migliore di tanti altri. Per tutto il resto, preferisco il ragionier Fracchia a Paolo Villaggio. Spesso le maschere sono migliori degli uomini. " Le paraolimpiadi di Londra fanno molta tristezza, non sono entusiasmanti, sono la rappresentazione di alcune disgrazie e non si dovrebbero fare perchè sembra una specie di riconoscenza o di esaltazione della disgrazia ". Ci vuole coraggio per dire certe cose, soprattutto queste. I meriti finiscono qui. Bisognerebbe chiedere agli ottantamila dello stadio olimpico cosa ne pensano veramente. Vedo gente che non vede con delle abilità motorie impressionanti: i miei alunni normodotati non sono in grado di competere a quel livello. Vedo gente senza gambe esprimere una forza fuori dal comune. Ma soprattutto vedo gente che non si vergogna a gareggiare per una medaglia o per un titolo mondiale. La disgrazia sta nella ghettizzazione, nel falso pietismo della reclusione, nell'isolamento, nell' indifferenza. C'è più forza in Lebron James che vola in aria o in chi riesce a fare un tiro da 3 punti stando seduto su una carrozzina? Qualcuno ha addirittura ipotizzato che Oscar Pistorius potesse essere avvantaggiato dalle protesi: infatti, da questo momento tutti si spaccheranno le gambe pur di aver le molle e vincere alle normolimpiadi! La parabola - ed il paradosso - di Alex Zanardi è la vera risposta all'ignoranza sull'argomento. L'ex pilota torna a correre sullo stesso circuito dove gareggiava a bordo della sua monoposto. Incredibile: dapprima andava a motore. Disabile, usa le sue braccia per battere gli avversari. " Non mi sono mai accorto delle salite negli autodromi, ora dovrò farci i conti ". Avrebbe potuto ritirarsi a vita privata e compiangersi: ha scelto nuovi stimoli. In questo Villaggio si sbaglia: la differenza non è in ciò che appare, ma in ciò che è dentro. Forse Zanardi è più atleta oggi di ieri.