"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"

domenica 22 febbraio 2015

il nuovo mondo - 5

In volo verso casa. Emergenza finita in Georgia: la temperatura può risalire mentre le squadre locali di pallacanestro potranno riassaporare nuovamente la vittoria. Su sei milioni di abitanti non è stato difficile individuare in due maschi alfa - uno originario del nord, l'altro lombardo veneto - il virus che 
attanaglia da alcuni giorni la metropoli nel ghiaccio e nella disperazione. Viviamo una mescolanza di emozioni: felicità di restituire alla gente la serenità che si merita, tristezza nel lasciare posti e ricordi non facilmente dimenticabili. Il contatto con la NBA é stato francamente deludente: un carosello infinito di distrazioni dove il gioco vero lascia il posto alla ricerca ossessiva dello spettacolo. Toronto comunque é una squadra di livello, ben allenata e che merita la posizione che occupa: l'impressione é che agli Hawks interessasse poco sbattersi per mantenere l'imbattibilitá casalinga. Torno così con delle conferme: il basket dei college é mille volte più interessante e coinvolgente, se non altro per la ricerca premurosa dell'armonia nel gioco a scapito dell'individualità. Gli stessi giocatori di talento, se vogliono sfruttare appieno le qualità, devono attenersi scrupolosamente ai dettami dell'organizzazione tattica. Nulla é lasciato al caso e tutto viene studiato, prima a tavolino e poi sul campo: l'improvvisazione é utilizzata con cautela, per non inquinare l'ordine costituito. Alla veneranda età di cinquantatré anni suonati posso finalmente dire di aver toccato con mano e visto con i miei occhi, almeno per qualche istante, ciò che fino a ieri avevo solo immaginato e sognato. Agli allenatori di qui invidio soprattutto un aspetto, a parte l'immensa preparazione e il lauto stipendio: la disponibilitá del tempo. Nemmeno gli allenatori di serie A italiana possono avere a disposizione i giocatori per tutto il giorno e per tutti i giorni, lezioni a parte. Sessioni video, colloqui individuali e di gruppo, preparazione fisico atletica, allenamenti di squadra che durano tre ore. Una vera e propria full immersion dove i giocatori, oltre ad imparare a giocare, inevitabilmente si trasformano in un corpo unico al quale appartenervi con fierezza e abnegazione. É ora di svegliarsi, il sonno è finito. Ci aspettano palestre anguste e buie, tempi stretti, giocatori da motivare, palloni sgonfi e insufficienti, genitori deliranti. Ci aspetta il solito tram tram quotidiano: trasformare la zucca in carrozza. Ma noi siamo maghi, come Merlino siamo capaci di mettere tutto in una sola valigia: come quella che ho in mano, piena di souvenir da acquisto compulsivo, ma anche di bei momenti trascorsi tra veri amici con una passione in comune: la pallacanestro, lo sport più bello da Pordenone ad Atlanta.

venerdì 20 febbraio 2015

il nuovo mondo - 4

Ormai è ufficiale: dopo la terza sconfitta consecutiva qui a Tech non vedono l'ora che noi si faccia armi e bagagli per un rapido rientro in patria. Temperature polari e risultati negativi hanno persuaso anche il più cordiale e paziente tra gli staff americani a cercare nell'intrusione italica il vero flagello da combattere. Oggi si è giocato in rosa: un riconoscimento speciale per un'allenatrice mancata causa il brutto male e un monito per una prevenzione più attenta e puntuale. Tutte le squadre, a turno, indossano la pink divisa almeno due volte nel corso della stagione: a noi abituati a far durare pantaloncini e magliette per parecchio tempo, spesso double,  questo eccesso appare quasi come un insulto alla morigeratezza ma da queste parti cambiare look viene visto come cosa buona e giusta. Lo stesso merchandising ci guadagna: cosí ci adeguiamo volentieri, rubiamo qualche maglietta ricordo e scordiamo abbastanza in fretta le nostre povere origini. Siamo orgogliosi di avere una giocatrice italiana a ottomila chilometri di distanza da casa che si fa valere tra le giovani più promettenti al mondo: é difficile e curioso pensare che tutto sia nato nella vecchia palestra dove attualmente, ed ormai da un bel po' di anni, mi guadagno da vivere. Nel frattempo la personale lotta con il gelo assume contorni sempre più drammatici: lo stesso nativo canadese, malgrado fiera resistenza, ammette la verità delle circostanze. La nostra ammirevole guida con abnegazione trascorre la gran parte del tempo al volante sia per proteggerci dalle intemperie che per darci una visione d'insieme della metropoli georgiana. Domani tocca alla NBA: abbiamo trovato biglietti in cima alla montagna ma nessuno ci avrebbe fermato pur di vedere le due squadre più in forma del momento. C'è un problema: siamo ad Atlanta e abbiamo un compagno di merende nato a Toronto. Mi guarderò in giro e deciderò in fretta se dare retta al cuore o alla mente: il criterio è semplice, tiferò per chi mi garantirà maggiore protezione.  

mercoledì 18 febbraio 2015

il nuovo mondo - 3


Strade e pioggia ghiacciate. Per fortuna che siamo al sud. Scuole chiuse per maltempo: giriamo in incognito, non vorremmo rientrare tra le cause di un fenomeno avverso così insolito in Georgia. Il pensiero va alle spiagge e al sole della Florida, che abbiamo dolorosamente e precipitosamente abbandonati: passare in poche ore dai bermuda alla sciarpa comporta una certa dose di frustrazione e faticoso adattamento. Il mio compagno di stanza preferisce il freddo: non c'è da stupirsi, le sue origini sono canadesi e i zero gradi di Atlanta gli fanno il solletico. " Voglio vedere oggi se avete a cuore questa squadra ": così é iniziato l'allenamento pomeridiano, con il coach in mezzo al campo, la squadra stretta in cerchio, gli occhi catturati e le mosche che non volano. L'aria è pesante e la tensione si taglia a fette: del resto, dopo due sconfitte fotocopia in volata, non c'è molto da stare allegri. È in pericolo la qualificazione alla fase successiva: occorre vincere due su quattro, qui la matematica conta, non ci sono poesie da recitare. I maschi sparring partner si sbattono per difendere con le mani addosso spingendo a rimbalzo, le ragazze devono stare al gioco altrimenti le gradinate del palazzetto - decisamente pendenti e alte -  attendono inesorabili. Centocinquanta minuti di intensità fisica e mentale: non ci sono pause, non ci sono scuse, non ci sono facce, non ci sono risposte. Solo intervalli di tiro libero, tra i colpevoli dell'ultima sconfitta a Miami. Domani un brutto cliente, Notre Dame, una delle favorite per il titolo: un'impresa impossibile, se non altro l'occasione giusta per dare segnali di vita. Lo staff di Georgia Tech é super gentile e disponibile: chissà se, dopo l'ennesima sconfitta, manterrà lo stesso aplomb o se ci inviterà ad anticipare il rientro in patria, non dopo averci offerto, of course, il volo di ritorno.

domenica 15 febbraio 2015

il nuovo mondo - 2


In volo per seguire il team. Per la gente di qua uno scherzo. Per noi come andare a Palermo. Ma Miami é Miami perciò nessuno fiata. Da meno cinque a più ventitré, come scendere dal Monte Bianco a valle: questo é un altro buon motivo per lasciare, almeno per qualche ora, il campo base in Georgia. Ritmi pazzeschi, del resto il capo banda é uomo abituato a centellinare ogni secondo di vita: non gli si può dare torto, c'è sempre tempo per riposare. Qui tutto é esagerato: dai palazzetti alle strade, dalle pietanze alle auto, dalla ricerca sfrenata di immagine alla programmazione maniacale. L'america mostra i muscoli e noi possiamo solo contemplare e subire. Gli allenamenti decisamente più istruenti della partita. Qualche differenza? Otto canestri, a coppie per tirare i liberi. Soprattutto il rumore vocale: tutti urlano, dagli allenatori alle giocatrici. Ci sono persino gli sparring partner: cinque ragazzini buttati giù dal letto per correre, pressare tutto campo e saltare a rimbalzo. La ricompensa? Potersi allenare con la NCAA. Un allenatore apposito per spiegare gli schemi della squadra avversaria da riprodurre nella mini partitella. Mi sono chiesto: vuoi che un posto per me non esista?

sabato 14 febbraio 2015

il nuovo mondo - 1

Il nuovo mondo. Un altro mondo. Non necessariamente migliore, certamente diverso. Qui l'attività fisica e sportiva si trova al centro: nei progetti formativi ed architettonici. Scherzando, con i miei compagni di sventura, ho risposto all'ennesima provocazione - abbiamo sbagliato paese? - con la ricorrente frase popolar-consolatoria - poteva andarci peggio -. É vero, poteva andarci peggio: nello stile di vita quotidiano, nelle relazioni, nella tranquillità di un paese decadente che comunque vive lontano dai conflitti, nel cibo, nell'arte, nella storia. Ma cosa ne abbiamo fatto dello sport? Lo abbiamo colpevolmente relegato nella stiva della vita sociale pensando che avrebbe fuorviato, di crociana memoria, le menti migliori della nostra gioventù. A scuola l'educazione fisica é vista dall'opinione pubblica come lo svago in mezzo alle occupazioni didattiche: la stessa funzione, in pratica, dell'ora d'aria in carcere. Colleghi e dirigenti valutano la pratica motoria, non senza una punta di invidia, come un'attività minore, di cui si può fare a meno senza provocare particolari  danni nella crescita formativa degli alunni. L'agonismo é affidato alle società sportive che lottano per sopravvivere, vessate da gabelle, in eterno conflitto intestino per aggiudicarsi le poche ore disponibili di strutture antiquate, poco funzionali e sovraffollate. Perciò, quando vedo un palazzo dello sport con novemila posti a sedere che al centro mette i giovani, orgogliosi di vestire la maglia che indossano con un sacco di gente disposta ad incoraggiarli ed applaudirli, non posso, anche se ormai di veneranda età, non commuovermi. Sono anni che sogno questa scena: finalmente i miei occhi vedono, le mie orecchie odono, le mie mani toccano.

giovedì 5 febbraio 2015

mai vinti

Nel vocabolario degli adolescenti é sparito improvvisamente il termine recupero, sinonimo di rimonta. É un brutto segnale, indice di rassegnazione e di scarsa fiducia nel mutamento delle cose. Soprattutto di bassa autostima, come se non si desse sufficiente credito alle proprie capacità di ribaltare le situazioni critiche. Capita a tutti, prima o poi, anche ai fortunati, di trovarsi con le spalle al muro: o ti lasci andare e le prendi di santa ragione, oppure reagisci e cerchi di venirne fuori trovando risorse aggiuntive e inaspettate. Vorrei sbagliarmi, ma al di là della corteccia esterna fatta spesso di facce spigolose e reazioni marcate con parole irripetibili si nascondono anime fragili che si lasciano trasportare dal flusso della corrente senza opporre resistenza. É un atteggiamento dalle conseguenze prevedibili: da chi si toglie la vita, perché incapace di vedere futuro, a chi rinuncia a lottare per conquistare il premio finale, piccolo o grande che sia. Ripercussioni ovunque: a scuola, dove di fronte ad un primo quadrimestre disastroso con un tabellone colabrodo si assiste a reazioni di fatalistica passività, del tipo che senso ha farsi il mazzo tanto non ce la farò mai. Gente che vegeta in attesa dello scontato verdetto senza provare a cambiare il corso del destino. Nello sport, gli effetti di questa aria rinunciataria sono devastanti: si pensi solamente a quante rimonte storiche sono state possibili solo perché nella testa frullavano pensieri positivi. La speranza non è solo un'ideale etico o religioso, la si vive quotidianamente cercando di realizzare i propri sogni in ogni campo dell'esistenza. Una squadra che risale nel punteggio é una squadra che dimostra speranza: ciascun giocatore crede negli altri e ci si aiuta nelle difficoltà ad emergere dal fondale. Se anche un solo membro del gruppo dovesse auto escludersi dal patto di fiducia reciproco, la rimonta non sarebbe possibile. Davvero credo che l'attività sportiva sia rimasta una delle ultime risorse per educare la gioventù a non mollare, a credere sempre nel successo, a non darsi mai per vinti, a sconfiggere la rassegnazione. Pietro Mennea, ancora oggi, é l'emblema del recupero: usciva sempre ultimo dalla curva, ma nel rettilineo li passava uno alla volta. La corsa come metafora: un normolineo che per vincere poteva contare solo sull'allenamento, la forza di volontà e l'ottimismo. Nulla é impossibile, nulla é deciso e stabilito, ma bisogna volerlo, con tutte le forze, fisiche e soprattutto mentali.