"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"

lunedì 15 agosto 2016

angeli custodi


Un brutto ferragosto. Ferragosto di morte. Non parliamo di destino, per favore. Quale destino che ti strappa nel bel mezzo della fioritura? E nemmeno di errore umano. Ci siamo passati tutti su quella strada, a tutte le ore e in tutti i modi. Parliamo di tragedia piuttosto, per chi resta e non ha più lacrime nè spiegazioni. Nessuno di noi ha spiegazioni. Giò aveva l'età di mio figlio. Poteva essere mio figlio. Amava la pallacanestro, come mio figlio. Sono spaventato. Tutti siamo spaventati. E siamo stretti nel dolore. A questo punto non ci resta altro da fare. Vorrei gridare la mia rabbia, per tutti i ragazzi, e sono molti, che invece di essere chissà dove dovrebbero stare su un campo a giocare oppure in un bar a ridere e chiacchierare. Perché questa dovrebbe essere la gioventù, libera e spensierata. Ma la rabbia non farà riportare in vita ciò che si è dissolto nell'aria. La rabbia accumula dolore e di dolore ce n'è già abbastanza. Non abbiamo scelta: o ci diamo uno slancio di vera umanità, o non ce la faremo. Non siamo in grado, da soli, di sopportare tutta questa tristezza. Per una volta, dimentichiamo ciò che ci tiene distanti e proviamo ad essere prossimi. Se non siamo in grado di capire, almeno possiamo stringerci e sostenerci a vicenda. Perché se il dramma è condiviso, ha un impatto minore e una sopportabilità maggiore. Non è retorica, Giovanni era un ragazzo splendido. Come tutti gli altri che non ci sono più. È davvero una brutta ingiustizia, a cui purtroppo non si può riparare. Ciò che possiamo fare è non disperdere il bellissimo ricordo che abbiamo di lui e di Matteo, Luca, Andrea. Avremmo voluto averli qui, ora sono i nostri angeli custodi.

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