"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"

giovedì 9 marzo 2017

buona sfortuna

Dietro ogni problema c'è un' opportunità. Parola di Galileo, che non ha certo beneficiato di una vita facile. Potrebbe essere anche una bella frase da baci perugina o Mulino Bianco come banale antidoto alla lamentazione perenne, così in voga di questi tempi. Eppure è una sacrosanta verità. Prendiamo Alessandro Gentile: va in Grecia, gioca poco, sbaglia e torna in panchina. La licenza assoluta di Milano non esiste ad Atene. Ciò che era un abitudine deve diventare una conquista. Cosa fa il nostro eroe? Si arrende, cercando un altro Egitto dove ripararsi. Invece di lottare per guadagnarsi un posto, cerca un posto dove smettere di lottare. Per uno abituato a saltare la coda ( un po' per bravura, ma anche per diritto divino ), avrebbe tratto profitto, una volta tanto, da una certa parità di trattamento: basti guardare suo fratello Da Tome ( altra pasta di sicuro ) che dagli scantinati dell'NBA è passato agli ordini del miglior allenatore d'Europa guadagnandosi stima e minutaggio. A Gentile la faccia tosta non manca: dove è finita? Oppure come a scuola, si è forti con i deboli, ma deboli con i forti. Non è detto che avere un percorso liscio sia sempre un bene, come non è detto sia un male affrontarlo pieno di ostacoli. Lo stesso concetto vale anche nelle periferie del mondo, dove la cronaca non ha il tempo e l'interesse ad arrivare: gli allenatori si lamentano per l'infortunio del giocatore migliore e non si accorgono che in magazzino ( alias spogliatoio ) ci sono pezzi di ricambio ( sostituti ) che possono fare al loro caso. Un grave flagello sta inesorabilmente mettendo in ginocchio lo sport giovanile: si chiama indispensabilità. Il virus ha questi sintomi: non ci si adopera per cercare alternative - quindi, in pratica, si lavora sull'esistente ma non su ciò che potrà essere - ; ci si rifugia nel più classico e banale degli alibi - non si può vincere se non in presenza di tutta la dotazione - ; peggio del peggio, gli stessi giocatori di valore vengono rovinati con un vaccino adatto ad evitare ogni genere di frustrazione - irrinunciabili a tal punto che anche se si allenano o giocano male staranno sempre in campo,  nei secoli dei secoli. -. Il guaio è che nessuno nasce con l'etichetta di fenomeno in testa. Qualcuno gliela appiccica e da quel momento si è creato un danno irreparabile per tutti: per l'interessato, per chi gli sta attorno ( famiglie invasate ), per i compagni di squadra che giustamente reclamano maggiore attenzione e per lo stesso allenatore che non riesce più a governare la situazione. A Milano ora giocano Fontecchio Abass e Pascolo: non vinceranno l'eurolega, pazienza. Se Gentile non se ne fosse andato e Simon non si fosse infortunato, avrebbero fatto panchina. Buona sfortuna. Chissà se Gelsomino è d'accordo.

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