"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"
venerdì 21 giugno 2013
basket pulito
martedì 11 giugno 2013
cose nostre
Mi ero ripromesso di smettere, ma
la tentazione è superiore alla prudenza. Trattare le faccende di casa è sempre
pericoloso: stare sul palco e recitare dal vivo non è più comodo di stare in
platea a guardare ed applaudire. Perciò, spostando il cannocchiale verso il
basso, non posso dire di essere soddisfatto del panorama che mi circonda. Questa
mania di ricorrere agli allenatori fuori porta non mi convince: non certo e non
tanto per invidia – panchina che scotta! – quanto per sano ma incontrollabile
orgoglio. Davvero questa città non è in grado di avere un condottiero locale?
Se Pianigiani da buon senese ha vinto un’enormità di scudetti da profeta in
patria, com’è che non riusciamo qui da noi a fare la stessa cosa? Di sicuro non
tutti nascono Pianigiani; di sicuro, qui in città, non si disputa la A1. E’
proprio necessario un allenatore professionista? In realtà, se fossi nei
ragazzi locali, visti i chiari di luna, penserei principalmente a studiare o a
trovarmi un’occupazione. Non siamo ai tempi di Lombardi e Pellanera, al
classico anno zero: quei due hanno portato una mentalità nuova, un diverso
approccio all’insegnamento. Da quel laboratorio tecnico, oltre a tanti buoni
giocatori, sono usciti svariati allenatori che hanno fatto fortuna in città e altrove.
Non ho nulla con gli allenatori che vengono da fuori, ci mancherebbe, ma oggi
ci sarebbero le potenzialità per arrangiarci artigianalmente. Del resto, basta
guardare alle realtà confinanti per percepire una maggiore fiducia nel prodotto
locale. Non conosco il nuovo allenatore e non mi permetto di esprimere giudizi. Naturalmente è il benvenuto. Mi permetto invece di chiedere due cortesie. La prima, non si dimentichi mai di
chi l’ha preceduto. Troppo spesso, chi arriva per ultimo, si prende dei meriti
che andrebbero quantomeno spartiti. Lo stesso concetto può valere anche per le
colpe. La seconda, se sono vere le prime dichiarazioni di amore verso i
giovani, li faccia giocare e se ne freghi delle sconfitte e delle critiche: il
lavoro che è stato fatto in questi anni non deve essere vanificato. Meglio, a
parer mio, una retrocessione che porta sviluppo piuttosto che una salvezza o
una promozione che danno disfacimento. Ora basta. Sapevo che mi avrebbe preso
la mano. Prometto che non parlerò più di cose nostre per un bel pezzo. Mi
risulta, oltretutto, che non manchino le opinioni. La mia, in fondo, conta
poco; o meglio, conta solo per me.
lunedì 10 giugno 2013
senza paragone
lunedì 3 giugno 2013
nuove da udine
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