"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"

giovedì 25 febbraio 2016

nessuna offesa

Chissà perché dovrei offendermi. Essere chiamato professore di ginnastica é semmai un vero onore. La parola ha origine dal greco gymnos e significa nudo, visto che i greci praticavano attività fisica senza nulla addosso. Ed era una disciplina che godeva di un valore assoluto, al pari della filosofia, della musica e della letteratura. É forse cambiato qualcosa - in termini di importanza - da quando si è passati all'appellativo nobiliare e altisonante di scienze motorie attraverso la fase di interregno dell'educazione fisica? Tutti siamo educatori non solo quelli che si presentano in tuta sportiva - quindi per equità dovremmo parlare di educazione linguistica, matematica ecc - men che meno scienziati. Scienziati di che? Perché avremmo letto qualche libro di fisiologia o anatomia? Piuttosto ciò che preoccupa non é tanto la discussione semantica, quanto il valore che questa arte degli esercizi - così la chiamavano i greci - assume all'interno della formazione integrale dei giovani. L'impressione, quindi assolutamente passibile di dubbio, é che ci si accorga degli insegnanti di ginnastica - ormai diamolo per acquisito - quando non sono presenti. Ad esempio, alle migliaia di riunioni dove si deve parlare di aria fritta o di sesso degli angeli. Non appena però aprono la bocca per contribuire umilmente alla descrizione non solo apparente o superficiale degli studenti o dovessero attribuire qualche voto insufficiente o sufficientemente basso, ecco che scatta immediatamente il blocco costituito dalla santa alleanza generalmente rappresentato dalle materie cosiddette di peso che é preferibile non elencare per correttezza politica. Ciò che si chiede, perciò, é solo un filo di coerenza: se non interessa il parere del professore di ginnastica, non si vede come debba interessare la sua presenza o viceversa. Per fortuna, come osa ripetere più di qualcuno, non si deve lavorare in aula e non si devono correggere montagne di compiti. L'insegnante di ginnastica non è altro che un capitano di vascello che vive lontano dalle sponde assolate e tranquille e conduce la ciurma verso orizzonti inesplorati. A proposito, ho visto professori di ginnastica di ogni tipo - in questa lista mi ci metto anch'io - ma mai avrei pensato a Giuseppe Peppe Battiston, bravo attore corregionale: ottima scelta, direi.

martedì 23 febbraio 2016

amore?

Se c'è un ingrediente che non deve mai mancare nel gioco della pallacanestro é l'amore. Amore? " Non si smette di essere giocatori finché non si smette di essere competitivi, di amare il basket ". Le parole di Sarunas Jasikevicius scuotono e confortano allo stesso tempo. Non vale solo per i giocatori, ma anche per i tecnici, i preparatori, gli arbitri, i dirigenti, i tifosi. Non è un amore fisico, naturalmente: non è eros, e nemmeno agape, così pronto al sacrificio e al martirio. É un amore singolare, perciò indefinibile e imparagonabile. É amore quando un allenatore striglia un ragazzo per renderlo migliore. É amore quando un ragazzo sopporta le urla di un allenatore sapendo che c'è qualcosa di più importante che il proprio orgoglio. É amore quando un genitore si defila fingendo di essere ignorante. É amore quando un adulto si prende cura dei figli degli altri senza nulla in cambio. È amore quando uno prende il fischietto e fa chilometri per ricevere ingratitudine. É amore quando c'è abbraccio tra vincitori e sconfitti. É amore quando c'è gioia, ma anche quando ci sono lacrime. C'è amore sia nello spogliatoio in festa che in quello chiuso in silenzio. É amore quando un giocatore esce tra gli applausi degli avversari. É amore quando un allenatore che ha fatto la storia prende ancora appunti sul taccuino. É amore quando la memoria non viene cancellata, quando chi ci ha anticipato non viene dimenticato. É amore quando c'è riconoscenza verso chi ci ha aiutato ad essere quello che siamo. Schemi, fondamentali, esercizi: tutto vero, tutto giusto. Ma senza allenatori con il piacere di insegnare e giocatori con quello di imparare é tutto vano e inutile. Amore é ciò che ti fa scegliere non tanto per convenienza, ma per ciò che senti: per questo non esiste un'età giusta per smettere, si smette quando non si sente più fuoco dentro. " Non è solo lavoro, quando c'è di mezzo l'amore. Quel tipo di amore che non ti lascia scampo, né spazio per pensare di fare qualsiasi altra cosa. Specialmente quando vuoi essere il migliore ". Grazie Saras per la lezione.

sabato 13 febbraio 2016

hic et nunc


Siamo crudeli con i vivi e teneri con i morti. Eppure siamo gli stessi, sia da questa che dall'altra parte. Usiamo parole terribili nei bar, sui social, nei tribunali e dolci nei funerali, spesso dal pulpito. Chissà perché, si diventa buoni, bravi e belli solo quando si smette di esistere. Dobbiamo aspettare il passaggio dalla terra al cielo per ricevere la giusta ricompensa. Ma se ci sono dei meriti, perché non riconoscerli adesso? Ora che gli occhi possono brillare, le bocche sorridere e il corpo vibrare. Prima che sia troppo tardi. Quante parole rimaste dentro, quanta dolcezza inespressa che poi marcisce nei sacchi neri del rimorso. Quanti anziani con un carico inestimabile di memoria e vita vissuta arrancano e lottano contro il logorio del tempo: non sembrerebbe, ma sono gli stessi che, in giovane età, hanno lasciato un segno indelebile e tracciato il cammino ai posteri. Il cinismo, la vera malattia moderna, ci ha distanziato dall'uomo: eppure, non c'è bene più prezioso che essere riconosciuti dagli altri. Quante occasioni perse per orgoglio, invidia, amor proprio: abbiamo confuso o invertito i fattori, non siamo uomini quando mostriamo freddezza o superiorità, lo siamo quando riusciamo a tirar fuori il meglio che c'è fuori e oltre a noi. Non ho saputo dire a mio padre e mia madre quello che avrebbero voluto sentire: é un vuoto terribile, del quale non so darmi pace, e che vorrei colmare. Hic et nunc, qui ed ora, imparando dagli errori, prima che sia troppo tardi.