"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"

sabato 19 gennaio 2013

lato A e lato B

Il pentimento va in diretta e fa spettacolo. Dopo Schwazer, Amstrong. Dai tribunali agli schermi televisivi. Chissà che qualcuno si commuova nel vedere l'invincibile cadere a terra e supplicare grazia. Sette anni di menzogne, sette luride maglie gialle intrise di imbrogli e meschinità. Caro Lance, non puoi cavartela così. Devi tornarci le ore passate davanti al video, ci devi restituire l'ammirazione per un uomo capace di vincere tutto, perfino la malattia. Finalmente la verità, una fra tutte davvero inquietante: non si può vincere il Tour senza doping. Cosa ne pensano i tuoi colleghi ciclisti? Quando potremo essere davvero sicuri che sul podio salga un atleta onesto, di cui raccontare le gesta per generazioni a finire senza incorrere nell'ennesima beffa? L'omertá su nomi e fatti non è una bella cosa: bisogna andare a fondo, scoprire le radici del male, prosciugare la fonte maligna. Un mercato, quello del doping, che ha già superato di gran lunga per dimensioni e affari quello della droga. Poi ci sono le istituzioni sportive mondiali, che non possono far finta di niente, colpevoli di negligenza e tacita complicità. Dobbiamo sdegnarci, l'illecito non può essere considerato un male necessario e inevitabile. Noi allenatori ed educatori sportivi abbiamo il compito di insegnare la fatica: non ci sono scorciatoie, né derivati. Non ci sono accorgimenti particolari, né formula magiche, se non l'allenamento ripetuto. Alle nuove generazioni abbiamo il compito di dire in modo chiaro e inequivocabile che la strada verso il successo sportivo é fatta di ostacoli, sacrifici, frustrazioni, rinunce. Esiste il lato A dello sport, fatto di divertimento, gioia, soddisfazioni, amicizie. Ma oggi, più che mai, dobbiamo tutti insistere sul lato B. L'imbroglio ha un origine culturale: come per le medicine, anche lo sport necessita di avvertenze.

giovedì 17 gennaio 2013

a proposito di blog

" Mi pare che nascondersi dietro uno pseudonimo per scrivere un blog o per insultare gente sia una stortura di una società che ha smarrito il concetto fondamentale di responsabilità. Mi vanno bene tutte le opinioni, a patto però che siano genuine, veritiere e accoppiate a una faccia e una carta di identità. Con una persona che ha il coraggio della propria opinione posso confrontarmi e anche scontrarmi se è il caso, con un nick non è equo. Insulti anonimi e pressione mediatica hanno distorto la mia capacità di lavorare bene e serenamente, perché se non vado in palestra tranquillo e non mi diverto faccio davvero fatica. E se faccio fatica, non riesco a metabolizzare le sconfitte. "

Ettore Messina - Basket, uomini e altri pianeti

sabato 12 gennaio 2013

sofferenza e premio

Essere esigenti é quasi una condanna a morte. Sei costretto a chiedere troppo a te stesso e, conseguentemente, agli altri. L'esito é inclemente e inevitabile: non c'è mai vera serenità, mai totale equilibrio, mai benessere in senso assoluto. A dirla tutta, nemmeno simpatia, visto l'insana abitudine di dire in faccia le cose e di non saper barare con gli sguardi e la comunicazione gestuale. Invidio gli allenatori che riescono a mantenere un certo controllo - almeno apparente - di fronte a situazioni di particolare gravità. Oppure quelli che sono maestri nel dare il giusto peso alle cose: in fondo, perdere una partita non è certamente paragonabile ad altri eventi di ben altra drammaticità. Malgrado sia un atteggiamento di dichiarata sconvenienza, c'è chi continua a rovinare la propria e la vita altrui senza dare segnali di pentimento o di stanchezza. Una spiegazione a tale assurdità deve pur esserci: senso spiccato del dovere? Mania di perfezione? Necessità di sentirsi a posto con la coscienza? Eccesso di idealismo e conseguente presunzione nel tentativo di trasformare l'esistente? Tutte cose che hanno un costo, sia fisico che mentale: non c'è di peggio che vivere nell'eterna e frustrante attesa che le proprie azioni e parole sortiscano un effetto rivoluzionario. L'agitazione conduce spesso verso vicoli ciechi con il risultato di ottenere l'esatto opposto di quanto desiderato. Cerco di trovare un senso consolatorio: la forte aspettativa nei confronti degli altri può creare disagio al momento ma dare frutti importanti nel tempo. Giocatori che mi hanno mal sopportato, a distanza di anni riconoscono il valore e il peso del lavoro esigente. Per ripagare me stesso e loro dei danni subiti, non c'è premio migliore.

giovedì 3 gennaio 2013

a ciascuno il suo

Non me ne voglia Josefa Idem, ma gli atleti - a parte qualche rara eccezione - non riesco a vederceli in politica. Non è necessario candidarsi per cambiare il corso delle cose: il diritto-dovere di parola e di azione spetta a tutti, sportivi compresi. I tentativi precedenti hanno sortito, generalmente, effetti negativi: da un campione ci si aspetta miracoli, che il debito pubblico venga azzerato e che trionfi l'onestà e la purezza. in realtà, l'ambiente politico ha le sue regole che nemmeno un medagliato olimpico può scalfire. I professionisti dell'amministrazione pubblica se ne fanno un baffo di ex canoisti, calciatori o nuotatori. L'aspetto più deteriore ed inquietante della vicenda è che spesso questi grandi personaggi dello sport vengono usati per attirare consensi, non per le idee e i valori di cui sono portatori. Chi non conosce Josefa Idem? Chi non si è emozionato di fronte ai suoi trionfi? Chi non ha letto i suoi articoli lucidi e punzecchianti sui quotidiani sportivi? Apprezzo il suo modo di pensare, ma non ci trovo traccia di destra o di sinistra. In più, c'è troppo poco spazio temporale tra la partecipazione alle olimpiadi e l'impegno politico per non vederci opportunismo. Non voglio dire che a ciascuno spetti il proprio mestiere: dico però che chi si è allenato per anni a vincere sui campi di gara non ha potuto necessariamente prepararsi  in altri ambiti. La teoria della distribuzione dei talenti per me é sempre valida: impossibile possederli tutti. Un bravo tecnico oggi non era un atleta fenomeno ieri. Così vale in politica: non ci vedo Danilo Gallinari come presidente del consiglio, come non vedo Daniele Molmenti sindaco della cittá. Quello che devono dire e fare lo stanno già dimostrando sul campo. Per chi sa vedere oltre, questa é già buona politica.