Sarò anche bastian contrario, ma questa nazionale non mi dispiace. Tipicamente italiano partire con un pronostico negativo: lo svantaggio ci ha fatto sempre tirar fuori risorse impensate. Non ci mancano creatività e determinazione: sapremo, come capita spesso, tirar fuori conigli dal cilindro e cambiar pelle a seconda delle circostanze. È il momento di dimostrare che nessuno é indispensabile e che il movimento non dipende solo dalle star d'oltreoceano. Teniamo distanti gli alibi che hanno come esito nefasto quello di allentare la presa e di scoraggiare i reduci. Se posso osare, mi incuriosisce, tecnicamente parlando, la necessità fatta virtù di mescolare i ruoli: vedere giocatori di natura esterni giocare spalle a canestro e difendere sui lunghi avversari mi fa pensare ad una squadra giovanile, dove tutti si mettono a disposizione per la causa comune. Non conta chi sei, ma quello che fai per la squadra. Non é detto che la mancanza di centimetri sia necessariamente una debolezza: certo, ci sarà da sgomitare e combattere, ma anche gli altri dovranno preoccuparsi di strani accoppiamenti e adeguarsi ad un gioco non propriamente classico. Di sicuro sfidare i carri armati in campo aperto sarebbe un suicidio: per fortuna esistono mille altri modi per opporsi al nemico. Il fattore mentale sarà determinante: se il gruppo si dimostrerà solido e unito, l'Italia potrebbe essere la grande sorpresa dell'europeo. Noi, comodamente seduti in poltrona, - a proposito, per fortuna c'é la Rai, tocca proprio dirlo - non chiederemo miracoli, né ci strapperemo i capelli se non dovessimo raggiungere grandi obiettivi. Ci piacerebbe però vedere una squadra che non si dá per vinta, che gioca senza paranoie, che lotta su ogni pallone senza riserve e senza remore, che ha amore per la maglia. Coraggio, azzurri: é vero che é stata un'estate maledetta, ma usiamo la fantasia per trasformarla in opportunità. Spesso, anzi quasi sempre, il raccolto avviene quando meno te l'aspetti.
"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"
giovedì 29 agosto 2013
sabato 24 agosto 2013
parametri e affini
Sui parametri dico la mia. Il concetto di fondo é apprezzabile: premiare i sodalizi che investono risorse umane e materiali sul settore giovanile oltre che la necessità di porre freno ai saccheggi e tutelare così le piccole società che vengono private dei talenti migliori. Fin qua tutto limpido e chiaro: i problemi iniziano quando si passa dalle dichiarazioni d'intenti all'applicazione pratica. I NAS (nuovi atleti svincolati) prevedono che venga corrisposta, al compimento del 21^ anno, una cifra tot alle società che hanno reclutato (15% del totale) il giocatore e che lo hanno formato ( restante 85% ) in base alla categoria di appartenenza, a decrescere dalla A1 fino alle categorie regionali. Il sistema ha funzionato per qualche anno, ma ora comincia a mostrare le crepe, ingranditesi in concomitanza con la crisi economica che attanaglia il paese. Le imprese, costrette ai ripari se non a chiudere, hanno disinvestito nello sport con le conseguenze che tutti vediamo: molte società, anche prestigiose, sono costrette a rinunciare o, nei migliori dei casi, a ricominciare da categoria più basse. I parametri diventano un ulteriore onere spezza gambe: solo per fare un esempio, una B Nazionale, come Pordenone, se vuole tesserare cinque atleti svincolati deve versare 30.000 euro. La soluzione sarebbe pronta: giocare con gli atleti di propria produzione. La storia però insegna che sono pochissimi i casi in cui un club che vuole fare un campionato di un certo livello - diciamo nazionale - sia in grado di disporre esclusivamente di giocatori fatti in casa: inoltre, ci sono zone in Italia dove sarà impossibile, per varie ragioni, avere una squadra formato locale. Chi lavora nei vivai é consapevole che per un giocatore che approda in prima squadra ce ne sono almeno altri nove che subiscono un altro destino: molti smettono, contemporaneamente all'accesso universitario, altri scelgono di divertirsi in categorie minori. Quello che doveva diventare il filtro magico di tutti i mali, in realtà si è trasformato in un boomerang devastante: detto fuori dai denti, per come stanno le cose oggi converrebbe fare solo settore giovanile e guardarsi bene dal mettere in piedi una squadra senior. Alcuni correttivi andrebbero fatti: mi sfugge il senso del parametro per i campionati regionali. Ci sono società che si auto tassano per pagare l'allenatore, figurarsi se sono in grado di sostenere ulteriori costi. Molti ragazzi che hanno superato la fatidica soglia d'età si sentono dire che non c'è posto: meglio mettere in panchina un quindicenne locale. Esiste una percentuale che la federazione trattiene per ogni transazione, e nel caso di scomparsa della società si incassa l'intero parametro: non sarebbe il caso di ridistribuire queste risorse alle società davvero virtuose, che si accollano spese ingenti per allenatori, trasferte, partecipazioni a campionati nazionali o tornei prestigiosi? La novità é che i NAS faranno ingresso nel basket femminile: non sarebbe stato il caso di fare valutazioni più attente in un territorio già segnato dall'emorragia di squadre e tesserate? Non è mai stato facile tradurre le idee in buone azioni: ciò malgrado, l'esperienza di questi anni dovrebbe insegnarci qualcosa. Correggere la rotta non è un segnale di resa, semmai di bravura nel leggere i tempi. Se una difesa non funziona, ne usiamo un'altra: questo ci ha insegnato il basket.
venerdì 23 agosto 2013
una piramide a rovescio
Ci stracciamo vesti e capelli per i flop mondiali, in ordine di tempo nuoto e atletica. In realtà la vicenda é più complessa e non é correlata ai tempi odierni. Alberto Tomba, Federica Pellegrini, Pietro Mennea, sono stati e sono la grande copertura di un movimento che fatica a crescere: campioni dotati di un dna speciale, non certo prodotti della programmazione scientifica. Per fortuna - o purtroppo, non saprei valutare - ogni tanto nascono qua e lá sul suolo italico dei capolavori di madre natura che ci fanno dimenticare in fretta le frustrazioni subite in campo internazionale. Dietro agli atleti di punta, poco o niente: nessun problema, aspettiamo pazientemente il fenomeno di turno per brindare ai nuovi successi. Non ho l'ultima pagina con le soluzioni, mi limito ad osservare: ad essere sinceri, l'Italia raccoglie anche troppo rispetto a ciò che semina. Siamo l'unico paese, o tra i pochi, che considera l'attività motoria come un corollario della vita umana: basti pensare alla scuola elementare, oggi definita primaria, dove l'apprendimento avviene, nella maggior parte dei casi, senza il coinvolgimento del corpo. I cortili scolastici sono delle piastre di cemento nude e crude e i tempi di ricreazione e gioco ridotti all'osso: non ne faccio una colpa alle maestre, hanno imparato a fare miracoli. È un problema concettuale: esiste la religione, la lingua straniera, ma non la motricità. Poi ci chiediamo perché i bambini sono in sovrappeso o come mai gli istruttori sportivi debbano partire dall'alfabeto motorio. Trent'anni fa non era necessario: oggi, con l'avvento della nano tecnologia, e con le paranoie genitoriali, diventa necessario un intervento massiccio. Non va molto meglio alle medie e superiori: con due ore settimanali, spesso contratte da trasporti e difficoltà logistiche, non è possibile andare in profondità. La scuola e gli insegnanti sono la prima risorsa di reclutamento, formazione e indirizzamento per gli atleti: non a caso, la neo campionessa mondiale dell'alto, la russa Shkolina, giá giocatrice di basket, ha iniziato a saltare grazie ai suggerimenti del professore di educazione fisica. É impensabile possedere alti livelli di prestazione sportiva se non esiste un grande impegno nell'attività di base: l'Italia sembra una piramide rovesciata, l'attenzione é quasi interamente rivolta in alto. Vado controcorrente: vorrei tanto non ci fossero medaglie a Rio, chissà che non si aprano gli occhi. Chissà che la piramide torni al suo posto.
lunedì 19 agosto 2013
passi di eternità
venerdì 16 agosto 2013
diserzione
mercoledì 14 agosto 2013
palla al cesto
Quando si parla di differenza tra basket maschile e femminile siamo tutti d'accordo: le ragazze, ad esempio, non sono in grado di schiacciare e non stoppano sopra il ferro. I ragazzi sono in genere più forti muscolarmente perciò la palla circola più veloce - quando circola - e i movimenti dei giocatori sembrano apparentemente più dinamici. Fin qui i dati indiscutibili: se Bolt, l'uomo più veloce della terra, sfida la Fraser, la campionessa del mondo, non c'è storia. Il cronometro é implacabile: c'è un secondo di differenza tra i due. Per fortuna non tutti gli sport si misurano a tempo o con i centimetri: nelle discipline di squadra, ad esempio, entrano in gioco altri fattori che determinano il raggiungimento o meno degli obiettivi. Strategia di gioco, capacità di sopportazione del dolore, orgoglio, forza di volontà, controllo emotivo, coesione, sono solo alcune delle variabili che condizionano il risultato finale. Avendo vissuto entrambe le esperienze come allenatore, posso garantire che su molte di queste incognite le donne sono nettamente superiori ai maschi. È risaputo, tra l'altro, che mediamente le ragazze possiedono abilità coordinative migliori dei colleghi: non mi risulta, infatti, che esista la ginnastica ritmica o il nuoto sincronizzato maschile. Essere diversi esclude a priori una classifica meritoria: se dovessimo giudicare il basket femminile in sovrapposizione a quello maschile, sarebbe inevitabile il deragliamento e la stoltezza. La pallacanestro rosa va giudicata per quello che è: non a caso esiste un pallone più piccolo. Piuttosto fatico a capire un trattamento peggiore a livello retributivo, ma, é risaputo, non vale solo nello sport. Se poi si vuol parlare di spettacolo, tutto é relativo: a qualcuno piace il wrestling, personalmente lo trovo ridicolo. Il fascino del gioco non risiede nelle schiacciate o nelle giocate sopra il ferro, semmai nell'abilità di una squadra nel trovare la soluzione migliore nei tempi e spazi giusti. Ho visto partite maschili inguardabili, dove la fisicitá e l'esasperazione difensiva delle squadre annullano il talento e la fantasia: di questo passo, le partite finiranno 30-28 dopo i tempi supplementari. Da allenatore, la sofferenza é identica: perdere al maschile o al femminile fa lo stesso effetto. Un brutto effetto, comunque. Le notti bianche le ho passate sia di qua che di lá.
giovedì 8 agosto 2013
l'ultima discesa
giovedì 1 agosto 2013
campioni si nasce
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