Caro Fabio,
( mi rifiuto di pronunciare l'appellativo affibbiatoti storpiando il cognome, anche se a volte parrebbe così indicato....) ci sono due cose che ti invidio: la moglie e il talento. Sulla prima, il vincolo di marito e padre mi impedisce di proseguire. Sul secondo, mi permetto di proporti una breve e facile riflessione - essendo stato in gioventù un discreto tennista amatoriale capace di vincere il master della mia classe alle superiori - convinto che il valore tecnico aggiunto di cui alcuni atleti dispongono in natura possa valere per tutte le discipline sportive. Anche se mi costa molto, te lo devo dire: sei un tennista di grande talento. Che non significa, attento, che tu sia un bravo tennista. Federer è un bravo tennista, capace a trentacinque anni suonati di suonare e di suonarle. Se mi permetti, tu devi ancora dimostrare di esserlo. Cosa ti manca? Semplice, al talento non ha fatto seguito ciò che è necessario per diventare un campione: l'incontro con la fatica e la frustrazione. Non conosco la tua storia, ma immagino ti sia sempre riuscito tutto facile: hai vinto tutti i tornei giovanili che c'erano da vincere e non hai mai incontrato sulla tua strada qualcuno che ti ricordasse quanto sia importante perdere. Sono sincero: ho provato a seguire alcune tue partite, ma non ce l'ho fatta. Non appena vedo quegli sbuffi e quella faccia caracollare i miei occhi sono già su un altro canale. La tua racchetta vola a terra assieme al mio telecomando. Non posso sopportare il fatto che un giocatore con così grande potenziale abbia la cattiva abitudine di autosabotarsi, di rendere difficile ciò che è facile, di buttare a terra per un nonnulla un castello di sabbia costruito con tanta abilità. La rabbia non è un difetto: nello sport, chi non ne possiede non può raggiungere risultati. La rabbia non va repressa, ma nemmeno esibita: va cavalcata, dosata lungo tutto il percorso, diluita. E, poi, lasciatelo dire, smettiamola con questo vittimismo, come se tutto dovesse riuscirti alla perfezione: sai perché Roger è il numero 1? ( anche se nella classifica attuale non lo è, per me rimane e rimarrà sempre ) Perché è capace di andare oltre i suoi errori ( ebbene sì, anche lui sbaglia ), perché non si scompone, perché dentro si sè non smette mai di crederci. Un uccellino mi ha detto che ultimamente stai cambiando e che si vedono già i primi risultati: forse l'età non più verde, forse la cura Pennetta, forse sarai stufo anche tu di buttare al vento tutte le occasioni che ti si presentano. Voglio darti fiducia: davvero puoi essere un top ten, come si dice in gergo. Ma ti aspetto al varco: Parigi e Londra sono i veri esami. Se sei davvero un altro tennista, un'altra persona, è tempo di dimostrarlo.