"Non è il cammino impossibile, ma l'impossibile è cammino"

lunedì 15 settembre 2014

invincibili


Gli americani avrebbero potuto fare dieci nazionali, ma coach K ne ha scelti 12, quelli giusti. Ecco perché, in questo come in altri casi, l'allenatore ha fatto la differenza. Ha portato giocatori giovani, affamati, allenabili, cercatori di gloria lontano dai propri confini. Non ci sono controprove, perciò non sapremo mai se con le cosiddette stelle le cose sarebbero andate diversamente. Forse, ma questa é licenza personale, sarebbero andate peggio. Questa squadra a stelle e strisce é piaciuta molto: nessun divismo, rifiuto dello spettacolo gratuito e irriverente, massimo rispetto per ogni avversario. Ma il vero genio dell'elegante tecnico dal cognome impronunciabile sta nell'aver trovato e proposto un efficace compromesso tra un'idea di gioco comune e la necessaria autodeterminazione di ciascuno. La fantasia e l'imprevedibilità - caratteristiche insite nei giocatori d'oltreoceano ma spesso vissute al limite dell'egocentrismo - organizzate armonicamente e messe a disposizione del bene della squadra. In sostanza, non una semplice somma, ma il prodotto di più fattori. Non è un caso se da quando coach K ha preso in mano la nazionale gli Stati Uniti hanno vinto tutte le gare ufficiali: é riuscito ad infondere la necessaria umiltà che allontana definitivamente l'arroganza con cui spesso gli yankees si sono in passato suicidati. Se queste sono le premesse, non si vedono all'orizzonte sfidanti in grado di strappare il titolo. Infatti, i veri avversari degli americani erano, sono e saranno gli americani stessi: da quando, però, hanno imparato il rispetto che si deve agli altri, sono diventati invincibili. In tutto questo coach Krzyzewsky ha avuto un ruolo decisivo: trovare un erede non sarà un compito facile.

giovedì 11 settembre 2014

presunciòn d'equipo



Sono sincero, non é una bella notizia per domenica. Soprattutto per gli esteti di questo sport. Spagna-USA ( per chi ricorda la finale olimpica ) é la sfida tra le due squadre, o scuole, che principalmente scelgono di giocare a pallacanestro. Ciò nonostante, se é vero che nello sport il merito non è discutibile, allora vive la France, che ha vinto con le armi dell'umiltà, del sacrificio, della lotta. Per l'ennesima volta - Dio solo sa quante volte é stato ripetuto - gli spagnoli sono stati puniti sul piano dell'approccio e della sufficienza: basti pensare alla partenza, sono rimasti sui blocchi pensando, con vana ma non insolita superbia, che prima o poi avrebbero raggiunto i fuggitivi. Chissà che il nostro indomito Scariolo venga finalmente riabilitato dopo due fiaschi clamorosi e consecutivi dei giallorossi tra europeo e mondiale (giocato in casa): in verità, solo lui é riuscito, anche se parzialmente, a cementare tatticamente un gruppo di grande talento mettendo il singolo a servizio della collettività. Collet, da par suo, é stato bravo: ha caricato i suoi dopo la batosta rimediata nelle qualifiche e ha cambiato pelle ad una squadra orfana del giocatore migliore d'Europa trasformandola in una banda brutta, sporca e cattiva. Siamo onesti, se fosse stata una bella partita i francesi sarebbero usciti con le ossa spezzate: ma, onore ai blues, hanno portato lo scontro a livelli fisici terminali e per gli sbruffoni non c'è stato scampo. Che la strada ora sia libera per gli americani, é presto per dirlo. Certamente é una grande occasione per i serbi, che possono tornare, dopo qualche anno, nell'Olimpo del basket mondiale. Sasha Diordevic (scritto all'italiana), da vecchio volpone ed ex grande giocatore, sa usare bene sia la carota che il bastone e i risultati si sono visti: la sua squadra é decisamente la più migliorata durante la manifestazione. I lituani non saranno comunque una formalità per gli yankees: hanno orgoglio, patriottismo e qualità indiscusse. Con o senza spagnoli, ce ne faremo una ragione. Chi ha perso davvero é la Fiba, che dovrà pensare a riempire la Madrid Arena di domenica: si potrebbe dare un'ulteriore wild card alla Finlandia, loro hanno un pacchetto di seimila e più tifosi e anche a noi, da casa, sulle inquadrature in tribuna, non ci andrebbe così male.

mercoledì 3 settembre 2014

passione a fette?

Rimango perplesso, oggi più di ieri, sulla fantomatica riforma della scuola. Le parole di Renzi, che hanno un forte ed indubbio impatto popolare, in realtà sono poco tranquillizzanti. Cosa significa che non va premiata l'anzianità, bensì il merito? L'anzianità non è forse un merito? Non esiste un criterio più scientifico ed obiettivo degli anni di servizio. Fortemente discrezionale é invece la categoria del merito: chi sarà l'arbitro imparziale? Verrà dato maggior potere ai presidi che già stanno dominando la scena rosicchiando giorno dopo giorno l'auto determinazione dei docenti? ( unico e residuo avamposto di vita democratica ) E ancora, come si calcola il merito? A slinguazzate, progetti, formazione personale, gradimento popolare, compiacenza acritica, cos'altro? C'è un altra considerazione, più fastidiosa delle precedenti. Mi chiedo spesso, forse con supponenza, che cosa mi debba meritare più di quello che sto faticosamente realizzando all'interno delle mie possibilità operative. Fare bene il proprio dovere, probabilmente, non è sufficiente. E non mi consola il fatto che la presunzione di chi sta al governo sugli insegnanti sia suggerita da una minoranza che dá il cattivo esempio: se c'è zizzania da estirpare, lo si faccia senza tirare in ballo genericamente e indiscriminatamente la categoria. C'è un contratto bloccato da anni e di cui non si vedono spiragli all'orizzonte: penso che prima di parlare di supplementi, si debba partire dal riconoscimento del lavoro di base, fatto di aula, lezioni, verifiche, colloqui e quant'altro costituisce il carico quotidiano degli insegnanti. É francamente offensivo pensare che ciò che già stanno facendo gli insegnanti non sia meritevole di riconoscimento economico: vedere colleghi che si sbranano a vicenda per aggiudicarsi progetti il più delle volte inventati per interessi personali rende molto squallido lo scenario e, per quanto mi riguarda, poco respirabile. Siamo sicuri che rendere un ambiente formativo più competitivo di quanto lo sia già, faccia bene alla scuola? Nel frattempo, io che pensavo che l'anzianità fosse un valore, mi devo ricredere. Non ho la stessa energia e forza propositiva di trent'anni fa quando per la prima volta entrai in palestra con il registro ( cartaceo per forza ) sotto braccio, ma la passione forse non si é ancora arrugginita. Ma, si sa, la passione é come l'amore, non si può misurare, non si può affettare. E l'amore é gratuito, non ha prezzario.